La verità sulla questione
meridionale nello spettacolo amaramente ironico tratto dal saggio di Pino
Aprile.
Dalle cronache locali delle
battaglie fra piemontesi e Borboni attraverso 150 anni di verità taciute, la
'controstoria' dell'Unità d'Italia spiega le reali ragioni della questione
meridionale. Spettacolo per narratore e musiche, tratto dall'omonimo saggio di
Pino Aprile.
"Ciao! Io sono il Nord" "Ciao! Io
sono il Sud" l'incontro fra le due metà d'Italia è evidentemente uno scontro
fra due mondi lontani, due realtà che procedono a velocità diverse e forse
anche in direzioni diverse. L'elenco dei luoghi comuni sui meridionali è lungo
e fa sorridere anche, perchè in parte è veritiero, ma non è questo il punto. Il
punto è capire il perché di questa distanza ormai oggettivamente abissale. E
proprio in questo 150° anno dall'Unità d'Italia si deve constatare che il
grande squilibrio trova origine appunto in una "malaunità".
Questi sono i presupposti su cui
si basa lo spettacolo di Roberto D'Alessandro e il libro di Pino Aprile da cui
questo è tratto. Un excursus attentamente documentato attraverso la storia
d'Italia, non quella proposta dai libri di scuola, ma quella taciuta dalla
storiografia ufficiale. Una "controstoria" fatta di saccheggi, stupri,
repressioni di ingiustificata violenza e lunghi anni di scientifico
sfruttamento economico da parte di un Nord che fonda la propria ricchezza sulla
povertà di un Sud. E l'amara, inevitabile conclusione è che la questione
meridionale, chiaramente, rimane un problema insoluto da 150 anni solo perché
non lo si è voluto risolvere.
Lo spettacolo parte dunque da un
saggio frutto di studi e ricerche documentaristiche, ma lungi dall'essere
didascalico racconta con il sorriso e la leggerezza di un'ironia che si ostina
ad emergere, grandi tragedie umane e sociali. Sono le cronache ottocentesche di
una guerra, quella dei piemontesi al Regno Borbonico, che fu più di invasione
che di liberazione; sono le storie di cosiddetti briganti che altro non erano
se non contadini trasformati dagli eventi in soldati della resistenza; sono i
terribili resoconti di soprusi e violenze subiti in silenzio, non ultima la
condanna all'esodo di milioni di meridionali che purtroppo continua tutt'oggi.
Ad accompagnare malinconicamente la narrazione di questa "idea nuova che si
nutre di verità", un coro di ballate e canzoni popolari. Musiche scritte da
Eugenio Bennato e Mimmo Cavallo ed eseguite da MARIANO PERRELLA, indispensabile
cassa di risonanza emotiva a cotanto materiale.
Spettacolo abilmente giocato sul
filo di sentimenti contrastanti, sotto i quali la rabbia serpeggia e cresce
nell'elencare l'infinita lista delle vessazioni subite, fino all'ultimo
tentativo di truffa ai danni del sud, perpetrato nei nostri giorni: il
federalismo fiscale e l'Europa unita. E' tempo per l'Italia di affrontare il
riconoscimento delle ragioni storiche, culturali e soprattutto economiche della
questione meridionale, ma è soprattutto auspicabile un momento in cui l'Italia
sappia fare i conti con il proprio passato per essere libera di creare un
futuro altrimenti negato. E magari anche per comprendere le migrazioni odierne
di altri popoli mediterranei. Ma forse è chiedere troppo.