Scritta nel 1932 in
italiano per aggirare l'ostacolo della lotta al dialetto ingaggiata dal
fascismo, la commedia "L'imbroglione onesto" di Viviani, rappresenta tuttavia
un mondo ineffabilmente napoletano, che vede la partecipazione di personaggi
vivi e intraprendenti, capaci d'inventarsi qualsiasi attività per salvarsi
dalla miseria. Narra di Raffaele Conti "imbroglione onesto", vedovo e padre di
Pietruccio, per il quale sogna una laurea, una posizione sociale e un ricco
matrimonio. Quando Pietruccio, al primo anno di università s'innamora di Elena,
figlia unica di don Gaetano Botticella ricchissimo pastaio gragnanese, Raffaele
Conti gioca l'impossibile per far sposare i due giovani in brevissimi tempi,
addirittura farà credere al consuocero che i due innamorati hanno fatto
succedere "qualcosa" che necessita di una riparazione immediata. Partiranno
così una serie di malintesi che con ritmo incalzante coinvolgeranno il pubblico
senza annoiarlo, come d'altronde è lo stile di Viviani. Non solo gag, ma quello
che sarà centrale fin dal primo atto sarà il legame padre – figlio.
Protagonista indiscussa la forza paterna che rema contro le avversità di una
vita difficile e miserevole e il disperato ancoraggio alla roccia sicura su cui
posare il figlio e proteggerlo da ogni evento negativo.
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