Questa commedia rielaborata da Fabio Gravina in due atti e ambientata
nella Roma del 1920, narra le vicende di
Argante, il credulone beffato, un uomo ricco, che vive circondato da medici e
farmacisti imbroglioni, perché si crede perennemente malato. Sua figlia
Angelica ama ed è riamata da un bravo giovane, Cleante, ma il malato
immaginario pensa di farle sposare un giovane imbecille e ridicolo ma figlio di
un medico, per avere così un dottore in famiglia sempre a sua disposizione. Sua
moglie Lucrezia (matrigna di Angelica) è una donna avida e meschina, che
disprezza il marito e vorrebbe mandare la figliastra in convento per
impadronirsi della sua dote. Suo fratello Bernardo e la serva Tonina tentano di
ricondurlo alla ragione. Lo convincono a fingersi morto per mettere alla prova
l'affetto della moglie e della figlia. Argante scopre così l'ipocrisia della
prima e la sincerità della seconda.
Il pomeriggio del 17 febbraio 1673 Molière andò in scena a Parigi
con il suo malato immaginario. Egli stesso interpretava la parte di Argante.
Molière era veramente malato e arrivò alla fine della rappresentazione in preda
alle convulsioni, che il pubblico credette previste dal copione. Qualche ora
più tardi, morì.
(mai rappresentata in questo teatro)
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