di Pietro Piovani con Dodo Gagliarde e Fabia Salvucci
Vari varietà, perché di varietà non ce n'è uno solo. C'è il varietà coltissimo delle origini, nato nei salotti degli illuministi parigini, e c'è quello dei baracconi nelle fiere di paese; c'è quello per i signori e quello per i poveracci; c'è il cafè chantant, il music hall, c'è la chanteuse francese che in Italia diventa sciantosa, il soprano, la "romanzista" e la "canzonettista", le divette e le vedette, le "eccentriche a trasformazione" (artiste che a ogni canzone cambiavano d'abito), c'è il buffo, c'è il serio, e c'è il fine dicitore che spesso riesce a essere entrambe le cose...